domenica 24 marzo 2013

In Italy, the degree is no longer enough to get a job



The degree is no longer enough to work: in 2012 there was an increase in unemployment of about 30% between the holders of the degree compared to 2011. A given percentage increases even more when compared with the 2008 figures, according to the report compiled by Statistics Italian.


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The unemployment rate among graduates reached 200,000 units, within the range of the working age population between 15 and 34 years old, looking for a job and in your pocket with an academic degree. And with these, even those who have a scholarship and postgraduate courses. A rise even higher than the average of the total unemployed. The increase of such worrying is the number of holders of a university degree, a sign that they are growing in population, but that the labor market can not absorb.

However, when compared with the general data of the Italian unemployment, graduates are more likely to be employed than those who, having their own, have academic qualifications below.


venerdì 8 marzo 2013

8 marzo 2013



Salve, se sognate di assistere ad un tramonto del genere in una qualsiasi parte del mondo, sappiate che è possibile se seguite i miei suggerimenti per guadagnare .

Mi chiamo Claudio, ho 44 anni, vivo a Roma..


Quelli che seguiranno sono degli articoli che possono essere di vostro interesse




Salari e stipendi: Cgil, negli ultimi sei anni 600 euro d' imposte in più all'anno



 Tra il 2007 e il 2013, il drenaggio fiscale e l'aumento delle imposte hanno comportato a carico dei salari un aumento annuo di circa 500 euro per i single (pari a +1,9%) e di oltre 600 euro per i coniugati (+2,3%). 

E' ciò che si rileva dal rapporto del Cer (Centro Europa Ricerche) e dell'Ires (l'Istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil) intitolato "La dinamica salariale fra inflazione, federalismo e fiscal drag". A fine 2013 il prelievo sui redditi supererà i dieci miliardi di euro.
Fra il 2007 e il 2013, la congiunzione fra inflazione e progressività dell'imposta risulta la prima causa di aumento del gettito fiscale, con ricadute annuali pesanti.. 

E la Cgil torna esprime la necessità di una riforma fiscale che risponda ai principi di equità e di redistribuzione della tassazione, in grado di alleviare il prelievo ora incentrato soprattutto sul lavoro dipendente e sulle pensioni. La ricetta del sindacato prevede il ripristino della norma sul fiscal drag, in vigore fino al 1985, per rendere inefficace l'effetto dell'inflazione sul prelievo fiscale; insieme a quella norma che garantisce l'invarianza tra prelievo nazionale e prelievo locale.. attuabili anche dal governo in carica; restituzione in busta paga del prelievo effettuato in questi anni. Proposta simile a quella fatta dalla stessa Cgil qualche mese fa, circa la detassazione della tredicesima.

Da qui l'esigenza di cercare delle soluzioni che integrino il denaro percepito dal lavoro principale.
Queste soluzioni sono date da lavori che si possono eseguire comodamente da casa.. e che se effettuate con costanza portano a dei risultati interessanti.. tali a volta da superare la quota dello stesso stipendio.











I piccoli e medi risparmiatori soffrono l'attuale crisi. La Banca d’Italia l'ha riportata in una relazione che, in due Quaderni di Economia e Finanza, “Le difficoltà del risparmio nelle valutazioni delle famiglie italiane” e “Il risparmio e la ricchezza delle famiglie italiane durante la crisi”, esamina la situazione tra il 2008 e il 2010 e dove viene constatato che la maggioranza delle famiglie non riesce a coprire le spese dei consumi.
La persone soggette maggiormente alla crisi sono i giovani e coloro che vivono in affitto, soprattutto quando uno dei due coniugi non lavora o è pensionato. Solo un 30% è ciò la famiglia riesce a risparmiare. La propensione al risparmio è calata maggiormente a partire dal 2008, dall'inizio della crisi economica, fino ad arrivare all'annullamento del risparmio e alla sofferenza di chi percepisce un solo stipendio. 
E' aumentato anche il divario tra le famiglie più disagiate e quelle più ricche, a vantaggio di queste ultime. I giovani  risultano i più poveri. Aciò si aggiunge il quadro complessivo dell'Italia meridionale; si è infatti registrata una contrazione della spesa alimentare del 27%. Una condizione del genere la si è vista solo nel periodo della guerra